mercoledì 12 novembre 2008

I cinesi e la natura

Mi sento in dovere di dedicare un capitolo intero alla natura e al clima cinese, o meglio a quelli di Shanghai.

Siamo a metà novembre ormai e anche qui è arrivato l’autunno come nel Bel Paese. Di solito lo si nota dagli alberi che cominciano a perdere le foglie, dagli ultimi stormi di uccelli che ci lasciano (che quadretto romantico) e in centro città la comparsa del carrettino delle caldarroste conferma l’avvicinarsi della stagione invernale.

Qui a Shanghai non si hanno riferimenti. Alberi ce ne sono ma non si notano perché la proporzione con i palazzi è misera, uccelli non ne parliamo … però c’è il carrettino delle caldarroste già da fine settembre agli angoli delle strade. Per festeggiare San Martino avrei voluto fermarmi a prenderne un po’, ma tralasciando la contrattazione impossibile, onestamente non mi sono fidata. Le castagne vengono messe in un padellone a due manici e rimestate continuamente da un paziente omino: la cosa che mi ha dissuaso dall’acquisto è che vengono cotte assieme al carbone (a pallini, sembra quasi sintetico … non so come spiegare) non sopra. Nonostante una collega cinese mi abbia rassicurato che è carbone naturale, le comprerò poi sotto la Ghirlandina.

La settimana scorsa per fortuna alcuni giorni di pioggia abbastanza intensa hanno aiutato a migliorare le condizioni dell’aria: da sabato splende il sole, c’è un po’ di vento e si vede il cielo azzurro. Per me è una cosa bellissima, non riesco a spiegarvi la sensazione. Durante il week end tra i monaci buddisti in mezzo alla natura e al mare, sia la mia collega che la mamma erano estasiate dalle stelle. Ci ho messo mezz’ora a spiegare dov’era e com’era fatto Orione ma alla fine sembrava avessero assistito a un miracolo. Dove sono nata e cresciuta io la notte è sinonimo di buio con stelle e luna. Qui non si vede il cielo di giorno, figuriamoci di notte.

Purtroppo, o meglio grazie a Dio, sono giunta in Oriente a metà settembre quando cioè l’estate era agli sgoccioli e l’afa stava scemando assieme alla temperatura. Non posso e non voglio nemmeno immaginare come siamo i mesi di luglio e agosto. In ogni caso la reazione della gente ai primi freddi e alle due o tre gocce di pioggia sono le più varie. Dal giubbino da sci e berretto di lana, al cappotto con il collo di pelliccia ai trendissimi stivali di gomma quando non serve quasi l’ombrello. Ma soprattutto un’ovazione è di dovere al poncho di plastica copri bici-motorino-risciò comprensivo di visiera.

In ogni caso tutti si lamentano del freddo e quando non arriva tutti si lamentano del caldo … questo mi fa sentire a casa.

C’è anche un fenomeno simil-atmosferico che ricorda la pioggia. E’ la secchiata d’acqua sporca proveniente da un negozio che schivo tutte le mattine mentre vado a lavorare: la signora pulisce l’interno, apre la porta e svuota il secchio con un lancio deciso senza ovviamente curarsi di chi passa. Dite che prima o poi mi toccherà?!?